\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Al congresso di Roma (novembre 1921) Mussolini riusc∞ a far accettare ai capi dei "fascismi provinciali" definitivamente il suo
ruolo di ôduceö e la trasformazione del movimento in Partito nazionale fascista (PNF). Gli squadristi a loro volta ottennero lÆabbandono del patto di pacificazione con i socialisti e i dirigenti della CGdl e la valorizzazione del loro ruolo nel nuovo par
tito.\par
Dallo squadrismo il PNF deriv≥ lÆorganizzazione e lÆideologia, assumendo definitivamente il carattere, per molti aspetti originale, del \i partito milizia\i0 . E ci≥ non solo perchΘ lÆorganizzazione era dotata di un braccio armato, ma perchΘ i
fascisti si consideravano un partito diverso dagli altri, una milizia eletta di credenti e di guerrieri, animati dalla fede nel mito della nazione. La loro cultura politica rifiutava il razionalismo e assumeva, come forma superiore di coscienza politica
, la fede nei miti di una religione laica fondata sul culto integralista della patria, sul senso comunitario del cameratismo, sullÆetica del combattimento e sul principio della gerarchia. LÆideologia fascista era rappresentata esteticamente, in modo effi
cace e suggestivo, attraverso i riti e i simboli di un nuovo stile che si richiamava a una forma nuova di \i militarizzazione della politica\i0 . Nei confronti dello stato liberale e degli altri partiti, il fascismo rivendicava una diversitα privilegiata
, ponendosi al di sopra delle leggi in nome della pretesa superioritα della sua etica politica e della ôvolontα generaleö della nazione, di cui pretendeva di essere lÆunico interprete: chi si opponeva al fascismo era considerato un ônemico della nazioneö
, contro il quale era lecita qualsiasi forma di violenza.\par
Nel 1922, con oltre duecentomila iscritti, un esercito privato, associazioni femminili e giovanili, sindacati con circa mezzo milione di aderenti, il PNF era la pi∙ forte organizzazione del p
aese, mentre gli altri maggiori partiti erano in crisi per le divisioni interne o per i continui assalti cui erano sottoposti da parte dello squadrismo. Il PNF esercitava un dominio incontrastato in gran parte dellÆItalia settentrionale e centrale, opera
ndo come un vero e proprio ôantistatoö nello stato. Nella primavera del 1922, mentre la guida del paese era affidata al debole governo di Luigi Facta (febbraio-ottobre 1922), il fascismo riprese lÆoffensiva militare per estendere il suo predominio su alt
re zone del paese e moltiplic≥ gli attacchi contro le sinistre e il partito popolare, sfidando apertamente lo stato liberale con mobilitazioni di piazza e occupazioni di cittα. LÆidea di una ômarcia su Romaö matur≥ dopo il fallimento dello ôsciopero lega
litarioö, proclamato allÆinizio di agosto dallÆAlleanza del lavoro per protestare contro il fascismo e contro la debolezza manifestata dal governo nei suoi confronti. Il PNF reag∞ con una violenta rappresaglia, distruggendo quel che rimaneva delle organi
zzazioni operaie. Allora risult≥ chiara lÆimpotenza dello stato liberale e lÆincapacitα dei partiti antifascisti, per reciproche rivalitα, a trovare un accordo per dar vita a un governo capace di ristabilire lÆautoritα dello stato. Molti sottovalutavano
ancora la forza del fascismo e la sua volontα di conquistare il potere, considerandolo un movimento destinato ad esaurirsi in breve tempo, per mancanza di una propria autonoma capacitα dÆesistenza, ovvero ad essere riassorbito nel vecchio sistema. Convin
ti di ci≥, la classe dirigente, il mondo economico, le istituzioni tradizionali ritennero necessario, per risolvere il problema del fascismo, coinvolgere il PNF nelle responsabilitα di governo, non cedendogli il potere, ma inserendolo in una coalizione p
resieduta da un esponente della vecchia classe dirigente. Mussolini fece mostra di essere disposto a un compromesso, per prevenire la formazione di una maggioranza antifascista, ma anche per evitare eventuali colpi di testa dei fascisti rivoluzionari. Al
la vigilia della ômarcia su Romaö (28 ottobre) il duce proclam≥ che il fascismo rispettava la monarchia e lÆesercito, riconosceva il valore della religione cattolica, intendeva attuare una politica liberista favorevole al capitale privato e restaurare lÆ
ordine e la disciplina nel paese. Contemporaneamente il PNF acceler≥ la crisi dello stato liberale esibendosi in nuove manifestazioni di forza contro il governo, come lÆoccupazione di Bolzano e di Trento (1░-3 ottobre). Mussolini attu≥ un abile gioco di
trattative separate con i maggiori esponenti del liberalismo, facendo credere a ciascuno di essi di essere disponibile per una partecipazione al governo con moderate richieste, assicurandosi anche lÆappoggio della massoneria (cui molti fascisti appartene
vano) per sfruttare la sua influenza negli alti gradi dellÆesercito e nei circoli di corte. Combinando la pratica terroristica con il compromesso politico, il PNF mise in atto con successo una nuova tattica di conquista del potere per mezzo di una ôrivol
uzione legaleö: la ômarcia su Romaö infatti non fu una vera e propria insurrezione armata, che sarebbe certamente fallita in uno scontro con lÆesercito regolare, ma unÆarma di pressione e di ricatto sul governo e sul re per indurlo a cedere alle pretese
del PNF. E in questo senso, seminando la confusione ai vertici dello stato, la mobilitazione fascista consegu∞ il massimo risultato col minimo rischio, perchΘ riusc∞, specialmente per decisione di M. Bianchi, segretario generale del PNF, a far fallire lÆ
ipotesi di un governo Salandra o Giolitti, auspicata dalla monarchia, dagli industriali e dagli stessi fascisti moderati, facendo alla fine prevalere la soluzione di un governo Mussolini, dopo il rifiuto del re di decretare lo stato dÆassedio per stronca